MILANO: L’Area C è attiva dal 16 gennaio e ha ridotto del
30 per cento la congestione nei Bastioni e del 40% il calo degli affari. Milano
deve sicuramente imitare città Europee dove la lotta all’inquinamento è gestita
da anni con risultati quasi sempre buoni, ma bisogna anche tenere conto delle
differenze economico-strutturali che queste città hanno se paragonate a Milano.
L’Italia a differenza di quasi tutti i paesi Europei possiede un tessuto
commerciale vastissimo che si sviluppa da sempre nelle vie e nelle piazze delle nostre città. I centri storici, e non solo, sono dei veri e propri centri
commerciali all’aperto che ci permettono di comprare qualsiasi cosa esigiamo
sotto casa. Il negoziante o l’artigiano sono una risorsa enorme per l’intera
nazione, un commercio capillare su cui il cittadino ha sempre potuto contare.
Diversa invece la cultura dello shopping nelle altre capitali europee dove la
diffusione del centro commerciale ha inizio molti anni prima. Le prime gallerie
pedonali ottocentesche possono considerarsi il modello ispiratore degli attuali
Shopping Center, il cui primo esempio è costituito dal Piccadilly Arcade di
Londra (1810); dal quale hanno tratto ispirazione le nostre gallerie Vittorio
Emanuele (1872) a Milano e Principe di Savoia (1878) e Umberto I (1890) a
Napoli.
I primi Centri Commerciali in Europa si diffondono con forte impulso in Francia tra il 1972 e il 1974 mentre in Italia, alla fine degli anni settanta, si contano solo 10 realizzazioni e bisognerà attendere la metà degli anni 80 perché il fenomeno raggiunga una certa consistenza numerica.
I primi Centri Commerciali in Europa si diffondono con forte impulso in Francia tra il 1972 e il 1974 mentre in Italia, alla fine degli anni settanta, si contano solo 10 realizzazioni e bisognerà attendere la metà degli anni 80 perché il fenomeno raggiunga una certa consistenza numerica.
Motivo per cui lo sviluppo del commercio al dettaglio nel
nostro paese ha assunto direzioni diverse dalle altre città europee e oggi lo shopping
si concentra tutto nelle vie del centro. Diventa difficile dunque da noi
pretendere di adottare misure anti inquinamento semplicemente riducendo il
transito delle auto, rendere troppo difficoltoso l’accesso allo shopping in un
paese come l’Italia rischia di uccidere non solo il commercio e il lavoro in
genere ma di compromettere l’intera cultura di un paese, l’arretratezza poi in
cui vessa l’Italia riguardo una vera alternativa commerciale rischia inoltre di
soffocare quel prodotto italiano che difficilmente trova spazio negli shopping
center.
Bisognerebbe forse ragionare su larga scala dei problemi
che potrebbe comportare l’incaponirsi di certe amministrazioni su traffico e
inquinamento, nonostante quest’ultimo sia argomento di tutto rispetto, e comprendere
le ragioni dei commercianti, ragioni che vanno ben oltre i loro personali
interessi.
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