La festa d’inaugurazione per la nuova “pista” Breglia-Carcente
ha ottenuto l’eco che troppo bramava tanto da meritarsi un articolo sulla
Provincia di Como nel periodico del 20 luglio 2016.
"L’inaugurazione l’hanno fatta gli abitanti di Carcente
con una grigliata", scrive Gianpiero Riva nell’articolo. "Ora la piazza Prott,
dove venivano organizzate sagre e feste da tempo abbandonate, è più vicina".
Perfetto! Mi dico, valeva la pena devastare quattro
chilometri lineari di bosco per le grigliatone di paese. Come dite? Ci sarebbero
altri luoghi più adatti e già accessibili? Già, ma quelli di Carcente, quelli
lì intendo, i festaioli, ci tengono a farle a Prott.
La tradizione è importante si sa, è che se per mantenerla viva si è costretti a
un’insolita fatica fisica, si rischia di perderla. Ma per fortuna viviamo negli
anni del progresso, dei permessi facili, della corruzione e allora ecco che tutto
ciò che è insolito fare, perché scomodo, faticoso o svantaggioso, diventa addirittura
attraente.
Già, ricongiungere una piazza all’antico paese a suon di
ruspe e accordi manipolati per una “giusta” causa, pare abbia un’attrazione
irrefrenabile sui locali del piccolo borgo (su alcuni, è doveroso precisare) e i sindaci lo sanno bene. E allora ecco che tra i vantaggi che può
portare la costruzione di una nuova strada, a discapito dei boschi, ecosistema,
paesaggio e risorse economiche, compare magicamente (il giorno della sua
inaugurazione) l’accesso facilitato a una piazza per sagre e grigliate. Per la
felicità di tutti.
La mia stima verso il genere umano si abbassa ulteriormente.
Vorrei non soffermarmi sui partecipanti che sono intervenuti
alla festa: sindaci, progettisti e presidenti di Provincia, dei quali già ho
speso, in articoli precedenti, parole di condanna per lo scempio. Ma poi leggo
i nomi di Mauro Robba (presidente della Comunità Montana) e i parroci Daniele Crosta
e Giovanni Quadranti, e allora mi chiedo, o meglio, chiedo a loro: per caso non
si è perso di vista l’obiettivo, la missione per cui lor signori stanno al loro
posto? La tutela dell’ambiente, della natura e dei suoi abitanti voluti da Dio merita
o no d’essere difesa da chi in nome di Dio predica? E da chi si erge a
supervisore di valli, fiumi e montagne dell’intera comunità?
Che il sindaco Claudio Raveglia mi perdoni per essermi
ispirato, con il richiamo a Dio, al suo ultimo editoriale comparso su Il
Grillo Parlante del mese di giugno. E’ che secondo me le parole non si limitano
a un insieme di righe, non si può tirare in ballo il Supremo solo quando non serve,
e quando realmente serve non difendere qualcosa o qualcuno in suo nome.
E all’ingegnere dal nome angelico, Celestino Pedrazzini, che
sull’articolo de La Provincia ci tiene a ribadire che la sola funzione della pista,
di cui è progettista, sarà di tagliafuoco e accesso al bosco per la sua tutela
e cura e sarà regolamentata al traffico, vorrei far notare come nelle sue
parole e contraddizioni s’intuisce il vero scopo di quella strada: “E’ pur
sempre un collegamento fra i borghi montani di due paesi storicamente sempre in
rapporto fra loro”, dice, e poi aggiunge “…il versante si sta già ricoprendo di
vegetazione”. Possiamo stare tranquilli allora, erbacce sostituiscono alberi, l’ecosistema
è salvo!
Ed io che dico? Nulla più di quanto già detto. Non mi resta
che augurarvi una buona grigliata allora, c’è carne da spartire per tutti in
piazza Prott, e che Dio vi protegga!