In Italia ogni anno vengono uccisi illegalmente otto
milioni di volatili. I dati sono stati diffusi dal Wwf in occasione delle
giornate oasi aperte del 2 ottobre scorso. Aquile, cicogne, falchi,
civette, gufi o il rarissimo ibis eremita, sono vittime di un bracconaggio
made in Italy che coinvolge tutta la penisola. Nelle valli bresciane si
catturano i passeriformi; nelle isole di Ischia e Procida si aspetta il periodo
di migrazione per sparare a milioni di piccoli volatili; nelle isole Pontine si
spara ai delfini; lungo l’Appennino tosco-emiliano ai lupi e ai rapaci, in Sardegna
tocca ai cervi e ai passeriformi. Nello Stretto di Messina, attraversato ogni
anno da 30-45mila uccelli migratori, non è stata ancora debellata completamente
l’uccisione illegale di rapaci, cicogne, gru. Mentre lungo le coste sarde e nel
Canale di Sicilia si pesca illegalmente il pesce spada.
Secondo i dati della BirdLife International sono 25
milioni i volatili catturati o uccisi ogni anno nella regione del Mediterraneo,
E indovinate un po’ quale paese resta saldamente in cima alla classifica? L’Italia
naturalmente, con un bracconaggio che varia dai 3,4 ai 7,8 milioni di uccelli,
poi c’è l’Egitto (tra i 700mila e i 10,6 milioni), e la Siria (tra i 2,9 e i
4,9 milioni).
L’Italia, da ponte naturale tra Europa e Africa per rotte
migratorie, si trasforma così in trappola mortale, anche per i volatili che qui
hanno casa.
Perfino il Lago di Como e le sue splendide montagne sono
una trappola. Passeriformi, cervi, cinghiali, e
aquile sono prede dei più perfidi bracconieri.
Evitando di raccontare la macabra fine dei cervi e dei cinghiali che qui
finiscono nelle cucine dei ristoranti, del bracconaggio notturno che sento nell’eco di colpi d’arma da fuoco
che giunge dalla valle, mi soffermo sulle aquile.
E’ storia recente quella di un’aquila reale ritrovata
impallinata nella Riserva Naturale del Lago di Piano. L’animale, con un’età
stimata intorno ai dieci anni, oltre a presentare ferite da arma da caccia, appariva
denutrito e con un inizio di pododermatite, una patologia che colpisce le zampe
degli uccelli, in particolare quelli tenuti in gabbia. Dettaglio che fa
presupporre che sia stato detenuto in cattività fino alla denutrizione.
Dopo la riabilitazione, l’animale, ormai non più in grado
di tornare alla vita libera, ha trovato accoglienza presso l’Oasi di
Sant’Alessio a Pavia, un parco faunistico dotato di grandi voliere adatte ai
rapaci. L’aquila reale ha così perso la magia del volo e passerà il resto dell’esistenza
in una voliera, mentre noi, con le valli e il territorio, perdiamo.
Tutto questo accade mentre nella provincia di Como il
servizio di controllo bracconaggio è a rischio. Con lo smembramento delle province i
ventinove agenti di vigilanza saranno costretti a migrare lasciando scoperto il
controllo del territorio. Dopo trent’anni di attività ittico venatoria, gli
agenti si ritroveranno a fare i vigili in qualche comune mentre la flora e la
fauna perdono un servizio fondamentale. Con il pasticcio delle province, la
paradossale e assurda situazione degli accorpamenti ha prodotto una drastica
diminuzione dei già irrisori controlli sul bracconaggio effettuati dai
pochissimi uomini a disposizione su un vasto territorio. E i bracconieri
esultano!
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