martedì 11 ottobre 2016

Bracconaggio: in Italia 8 milioni di volatili uccisi ogni anno. Primato che tocca anche il Lago di Como mentre il controllo sul bracconaggio della provincia è a rischio



In Italia ogni anno vengono uccisi illegalmente otto milioni di volatili. I dati sono stati diffusi dal Wwf in occasione delle giornate oasi aperte del 2 ottobre scorso. Aquile, cicogne, falchi, civette, gufi o il rarissimo ibis eremita, sono vittime di un bracconaggio made in Italy che coinvolge tutta la penisola. Nelle valli bresciane si catturano i passeriformi; nelle isole di Ischia e Procida si aspetta il periodo di migrazione per sparare a milioni di piccoli volatili; nelle isole Pontine si spara ai delfini; lungo l’Appennino tosco-emiliano ai lupi e ai rapaci, in Sardegna tocca ai cervi e ai passeriformi. Nello Stretto di Messina, attraversato ogni anno da 30-45mila uccelli migratori, non è stata ancora debellata completamente l’uccisione illegale di rapaci, cicogne, gru. Mentre lungo le coste sarde e nel Canale di Sicilia si pesca illegalmente il pesce spada.
Secondo i dati della BirdLife International sono 25 milioni i volatili catturati o uccisi ogni anno nella regione del Mediterraneo, E indovinate un po’ quale paese resta saldamente in cima alla classifica? L’Italia naturalmente, con un bracconaggio che varia dai 3,4 ai 7,8 milioni di uccelli, poi c’è l’Egitto (tra i 700mila e i 10,6 milioni), e la Siria (tra i 2,9 e i 4,9 milioni). 
L’Italia, da ponte naturale tra Europa e Africa per rotte migratorie, si trasforma così in trappola mortale, anche per i volatili che qui hanno casa.
Perfino il Lago di Como e le sue splendide montagne sono una trappola. Passeriformi, cervi, cinghiali, e aquile sono prede dei più perfidi bracconieri.
Evitando di raccontare la macabra fine dei cervi e dei cinghiali che qui finiscono nelle cucine dei ristoranti, del bracconaggio notturno che sento nell’eco di colpi d’arma da fuoco che giunge dalla valle, mi soffermo sulle aquile.
E’ storia recente quella di un’aquila reale ritrovata impallinata nella Riserva Naturale del Lago di Piano. L’animale, con un’età stimata intorno ai dieci anni, oltre a presentare ferite da arma da caccia, appariva denutrito e con un inizio di pododermatite, una patologia che colpisce le zampe degli uccelli, in particolare quelli tenuti in gabbia. Dettaglio che fa presupporre che sia stato detenuto in cattività fino alla denutrizione.
Dopo la riabilitazione, l’animale, ormai non più in grado di tornare alla vita libera, ha trovato accoglienza presso l’Oasi di Sant’Alessio a Pavia, un parco faunistico dotato di grandi voliere adatte ai rapaci. L’aquila reale ha così perso la magia del volo e passerà il resto dell’esistenza in una voliera, mentre noi, con le valli e il territorio, perdiamo.

Tutto questo accade mentre nella provincia di Como il servizio di controllo bracconaggio è a rischio. Con lo smembramento delle province i ventinove agenti di vigilanza saranno costretti a migrare lasciando scoperto il controllo del territorio. Dopo trent’anni di attività ittico venatoria, gli agenti si ritroveranno a fare i vigili in qualche comune mentre la flora e la fauna perdono un servizio fondamentale. Con il pasticcio delle province, la paradossale e assurda situazione degli accorpamenti ha prodotto una drastica diminuzione dei già irrisori controlli sul bracconaggio effettuati dai pochissimi uomini a disposizione su un vasto territorio. E i bracconieri esultano!  

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