Ogni anno solo in Italia lo spreco alimentare è pari a 12
miliardi di euro spiega l’agroeconomista Andrea Segrè, fondatore di Last Minute
Market, citando i nuovi dati del report Waste Watcher e Fusions (Last Minute
Market / Swg / UnIbo). Il livello globale invece si aggira attorno ai mille miliardi di
dollari l’anno.
Le ragioni, secondo Segré, sono da attribuire
essenzialmente a un insufficiente controllo e attenzione sugli acquisti
alimentari da parte dei consumatori. L’happening “In the name of Africa”,
copromosso da Cefa Onlus e dalla campagna “Spreco Zero” di Last Minute Market
che ha riempito piazza Duomo a Milano nei giorni scorsi aveva per l’appunto come tema lo
spreco alimentare e la fame nel mondo.
Una buona iniziativa di cui credo se ne dovrebbe parlare
più spesso a cominciare dalle scuole elementari, e non soltanto per ciò che
riguarda lo spreco alimentare. Le società del consumismo, e cioè le nostre,
quelle occidentali in prima fila, oltre a una sana educazione consumistica,
dovrebbero forse riproporre antichi valori ai figli del consumismo. Individui nati e
cresciuti con la certezza che tutto è acquistabile e nulla ha valore perchè
facile da reperire o da riacquistare. Con l’avvento del benessere si sono
sgretolati alcuni principi per cedere il posto a beni materiali, di consumo, incapaci
di bilanciare o colmare il vuoto che hanno trovato.
Sostituire la grandezza di un’idea immateriale forte e
duratura con elementi materiali e di consumo non è per nulla facile se non
impossibile, L’uomo d’oggi, che non conosce altro che questo, in parte si ritrova
solo. Attraverso il consumo e l'abbondanza si illude forse di
placare quell’ansia che lo abita con la perdita dei valori?.
Che sia un bene parlarne ed educare è fuori discussione,
ma farci credere che quei 12 miliardi di spreco alimentare siano imputabili
solo alla cattiva attenzione sugli acquisti, e dunque ai cittadini, è in parte
una menzogna. Quanto sono responsabili, di quei 12 miliardi di euro, le catene
alimentari, le aziende alimentari e tutte le attività che vi girano intorno? Avere
scaffali con prodotti in scadenza sempre pieni, carne e pesce sui banconi sempre
freschi, produrre pane brioche tutti i giorni per ipotetici acquirenti, tutto
questo è consumato realmente ogni giorno? E’ necessario
macellare migliaia di animali per riempire i banconi di tutti i supermercati
del mondo nella speranza che siano venduti?
Io credo che no, che una grossa fetta di quei 12 miliardi
nazionali o 1000 globali siano più attribuibili alle catene alimentari che al
popolo, e che bisognerebbe denunciare anche questo oltre che alle cattive abitudini
degli spreconi se vogliamo essere obiettivi e tentare di risolvere il problema.
Perché altrimenti il rischio è di apparire come deboli con i forti e cioè con chi
fa veramente i numeri che contano, e gli sprechi continuerebbero a esistere.
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